Un anno insieme ai giovani per promuovere i corretti stili di vita. I risultati del tour “Più Prevenzione meno Superstizione”

L’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori ha concluso il tour “Più Prevenzione meno Superstizione” davanti alle sedi universitarie e presenta i risultati che sono incoraggianti, segno che il progetto ha funzionato bene ed è andato dritto all’obiettivo: fare crescere la consapevolezza della cultura della prevenzione.

I risultati raggiunti sono presentati da uno dei medici di famiglia che ha condotto le visite e i consulti medici durante le tappe del tour. Lui è il Dottor Franco Lupano e ha realizzato per l’Associazione un report interessante che fa emergere le abitudini dei giovani e il loro rapporto con la prevenzione.

In team con gli altri medici di famiglia che hanno condotto le visite, Vittoriano Petracchini e Giulio Fornero, il Dottor Lupano ha raccolto dati interessanti che vogliamo riportare qui, quale testimonianza di un progetto che speriamo di portare avanti e del fatto che c’è ancora molta strada fare per fare crescere la cultura della prevenzione tra le persone.

In ogni tappa del tour, un medico era a disposizione per effettuare visite o consulti e per rispondere alle domande dei giovani, che si sono sottoposti gratuitamente al controllo di pressione arteriosa, misurazione del girovita, delle pulsazioni e del peso e a un colloquio conoscitivo con il medico. Nell’occasione è stato fornito materiale informativo ed è stato utile per fare conoscere agli studenti le 12 regole del Codice Europeo contro il cancro. A Tale proposito sono stati discussi i temi dello sport, dell’alimentazione, del fumo, delle malattie sessualmente trasmissibili e della vaccinazione contro il Papillomavirus umano (HPV). Il tour è stato promosso dall’Associazione per la Prevenzione e la Cura dei Tumori, in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino.

IL QUESTIONARIO DELLA PREVENZIONE

Per il colloquio sulla prevenzione i medici di famiglia che hanno aderito all’iniziativa, hanno usato un questionario strutturato sulla base delle “12 regole contro il cancro” definite dall’Unione Europea, con lo scopo di fare un bilancio del livello di conoscenza e consapevolezza su questo argomento.

Sono stati raccolti 274 questionari compilati: 154 femmine, età media 22,5 (range 18-33), e 120 maschi, età media 22,9 (range 18-47). Alcuni studenti, pur non avendo il tempo di fermarsi per il colloquio, hanno voluto ugualmente rispondere al questionario, a dimostrazione dell’interesse risvegliato dall’iniziativa. Di conseguenza in tali casi mancano i dati clinici. I dati clinici sono alle tabelle 1 e 2. I risultati del questionario sono alla tabella 3.

Spicca l’esito della domanda 1 sulla conoscenza del Codice Europeo contro il cancro, dove il 93% ha risposto negativamente, evidenziando quanto sia stato poco pubblicizzato alla popolazione. Le poche risposte positive sono arrivate da chi aveva parenti che operavano nella sanità. Tuttavia le domande relative allo stile di vita hanno avuto una buona percentuale di risposte corrette:

  • in particolare la percentuale di positività è stata il 92% per la numero 3 (Il fumo passivo, anche se in modo minore, aumenta il rischio di cancro);
  • 83% per la numero 4 (Sovrappeso e obesità aumentano il rischio di sviluppare diversi tipi di cancro);
  • 88% per la numero 5 (Le persone che svolgono un’attività fisica moderata di almeno 30 minuti al giorno hanno un minor rischio di sviluppare un cancro);
  • mentre la domanda numero 6, sul consumo di carne, scendeva a una percentuale di 66% di positività.

La domanda 2 richiedeva di dare una misura del rischio di cancro al polmone nei fumatori, e quindi anche le risposte non corrette orientavano verso un rischio aumentato. Alla domanda 7 (Un moderato consumo di alcolici riduce il rischio di cancro) solo il 31% ha risposto correttamente che un moderato consumo di alcol non riduce il rischio di cancro. Tale domanda è stata posta per mettere in evidenza che anche l’alcol è un fattore di rischio cancerogeno, specie per chi ne fa abuso. Buoni risultati si sono avuti nella domanda sul rischio dei Raggi UV, 92,7% di risposte esatte, e quella sulla legislazione per la protezione dal rischio cancerogeno sui posti di lavoro, 78,8% esatte.

È invece importante rilevare che l’informazione che l’allattamento al seno è un fattore protettivo contro il cancro mammario è assai poco nota: le risposte positive sono il 26,6%, ma tra le femmine è ancora più bassa, il 24,8%. Al contrario, il 98% delle donne era informata sulla vaccinazione anti HPV (le tre risposte negative provenivano da straniere di paesi dove la vaccinazione non è praticata o promossa), mentre tra i maschi la percentuale scende al 78,5%. Sulle caratteristiche della vaccinazione si è avuto il 63,3% di risposte corrette, con una minima variazione tra maschi e femmine.

Le percentuali più basse di risposte esatte si sono ottenute alla domanda 10 sul radon (Negli ambienti chiusi tende ad accumularsi il radon, gas radioattivo che aumenta il rischio di cancro), 30%; sul rischio cancerogeno del virus dell’epatite B, il 37,9%, e sul pap test, dove comprensibilmente la differenza tra i sessi è stata particolarmente evidente: risposte esatte tra le femmine nel 31%, nei maschi per il 10,7%.

Il campione esaminato ha dimostrato un buon livello complessivo di consapevolezza riguardo alla prevenzione dei tumori. Ha però evidenziato carenze di informazione su alcuni aspetti. Innanzitutto il fattore protettivo dell’allattamento al seno meriterebbe una campagna informativa ad hoc, per incoraggiare con un ulteriore argomento una pratica già di per sé estremamente salutare per la madre e il bambino. Anche riguardo al ruolo dell’alimentazione vi è necessità di incrementare la sensibilità e la conoscenza sull’argomento.

Il punto del Codice riguardante il problema del radon, che può sembrare meno rilevante rispetto agli altri, potrebbe essere utilizzato per focalizzare il discorso sul rischio radiologico, ben più importante, dove il medico ha sicuramente un ruolo educativo centrale, ma che sarebbe agevolato da una più diffusa conoscenza del problema tra la popolazione generale.

Occorre poi incrementare la conoscenza del vaccino anti HPV tra i maschi, soprattutto come futuri genitori, che potranno così incoraggiare efficacemente i figli maschi ad effettuarla. <<Per concludere – spiega il dottor Lupano -, se quasi nessuno conosce il Codice Europeo contro il Cancro, le sue raccomandazioni rischiano di essere messe in pratica solo da chi ha un livello di istruzione superiore: una sua diffusione capillare, ad esempio attraverso gli studi dei medici di famiglia, potrebbe raggiungere tutti in una sede che è la più accessibile e più indicata a fornire informazioni in merito>>.

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